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A sedersi a comando.
A camminare al guinzaglio senza tirare.
A non rincorrere il gatto…
Avete due alternative:
convincerlo o costringerlo?
Per costringere un cane a fare qualcosa bastano un collare, un guinzaglio e un po’ di muscoli. Per convincerlo serve tempo e cervello. E’ più facile quindi scegliere la prima alternativa. Anche chi addestra cani, per lavoro o per diletto, prima o poi si trova inevitabilmente allo stesso bivio.
Le scuole di pensiero sono divise: c’è chi rifiuta ogni forma di coercizione. Le tecniche “dolci” fanno leva sulla motivazione, sulla collaborazione e soprattutto sulla perfetta comprensione del comportamento e dei meccanismi di apprendimento.
E’ la scuola “gentile”.
Chi preferisce i sistemi tradizionali, sfrutta le esperienze del passato nell’addestramento dei cani da utilità, la manipolazione fisica, la
dominanza, l’apprendimento in condizioni di stress.
E’ la scuola dei “duri”.
C’è anche chi si trova in una posizione intermedia: rifiuta la coercizione, e strumenti come il collare elettrico e il collare a punte, ma fa largo uso di metodi tradizionali, come lo strattone con il collare a strangolo nella condotta e nel richiamo.
E’ la "via di mezzo".
Non è facile premiare i comportamenti graditi. E’ più naturale vedere e correggere i comportamenti sgraditi. Sgridare il cane quando “sbaglia”. In questo modo non si risolvono i problemi: a volte si peggiorano! Cercare di strappare un oggetto di bocca al cane aumenta la possessività e la competizione: il cane impara a scappare, inghiottire in fretta o stringere le mandibole.
LA SCUOLA GENTILE
La scuola “gentile” è nata circa 20 anni fa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Con la diffusione delle gare di sola obbedienza e più tardi dell’Agility, tutte le razze hanno avuto accesso ai campi di addestramento. Prima erano riservati alle razze da utilità: Pastore Tedesco, Dobermann, Boxer, Rottweiler e così via. Inoltre sono stati ammessi anche i cuccioli.
Questo ha portato a un forte cambiamento nell’approccio all’addestramento. Non si trattava di ottenere dei risultati con qualunque sistema. O di ottenerli in fretta. Si trattava di educare e addestrare il cane di casa, il cucciolo.
Si è cominciato a usare di più i premi. E di meno le punizioni. Finché qualcuno non ha cominciato a credere che per imparare sono più importanti i premi. E molto meno le punizioni.
L’apprendimento passa attraverso diversi stadi: la motivazione, il rinforzo, il condizionamento selettivo.
Il cane è libero di interagire con l’uomo e l’ambiente, e di scegliere la risposta che di volta in volta risulta più vantaggiosa.
La nuova filosofia è: premiare il comportamento gradito, e ignorare il comportamento sgradito. Il cane impara a riconoscere e preferire alcuni comportamenti, e quindi ad associarli a un comando.
LA SCUOLA DEI " DURI "
Anche nei campi di addestramento da utilità, dove gli allievi continuavano ad essere cani di grande taglia, selezionati per le prove di difesa, si cominciava a parlare di motivazione. Il cane non doveva solo eseguire un esercizio, doveva essere (o quantomeno sembrare) contento di eseguirlo.
In gara venivano premiati i più veloci e brillanti. Comparivano le prime palline, i primi bocconcini, le carezze di premio. Queste tecniche, non hanno però mai soppiantato i metodi coercitivi. Si continua a punire il cane perché non esegue l’esercizio richiesto, o non lo esegue nel modo richiesto. Il cane DEVE obbedire.
L’apprendimento passa attraverso due fasi: l’impostazione (spesso breve e non sempre gentile) e la fase di “correzione”: il cane viene punito ogni volta che sbaglia. Viene anche premiato quando esegue nel modo corretto (da qui la vecchia teoria del premio/punizione).
La filosofia tradizionale è: mettere il cane in condizione di non poter fare altro che quello che gli viene richiesto. Punirlo quando sbaglia finché non impara che l’unico modo per evitare la punizione è obbedire.
LA VIA DI MEZZO
Chi adotta la via di mezzo conosce i vantaggi di un approccio gentile. Ma è convinto di non poter ottenere obbedienza senza una prova di forza, una correzione, la sottomissione del cane. Tende quindi a confondere due aspetti ben distinti del rapporto con il cane: l’apprendimento e la gerarchia. La filosofia della via di mezzo è: vanno bene i metodi “gentili” e la motivazione, ma prima o poi è sempre necessario ricorrere alla forza e alla dominanza, ai metodi coercitivi.
L’errore di base della filosofia di mezzo (oggi la più diffusa) è confondere due elementi diversi: l’apprendimento e la gerarchia.
Prendete l’esercizio del seduto. Dal punto di vista tradizionale, significa che quando ordinate “siedi” il cane deve sedersi. Deve obbedire al primo comando, e in qualunque condizione. Giusto? SBAGLIATO.
State guardando l’esercizio dalla parte sbagliata: da quella dell’uomo invece che da quella del cane. Dalla fine invece che dall’inizio. E’ quello che succede con i metodi tradizionali.
2 commenti:
io sono nella via di mezzo. faccio distinzione tra un rotola o zampa, cosa che quindi il cane sa essere del tutto inutile ma fa solo per compiacerci e ricevere un premietto OK e invece l'educazione gerarchica dove il cane deve obbedire e basta ( cosa non cattiva! dal punto di vista umano magari si ma non da quello del cane). tra l'altro sotituirei all'ultima frase le parole FORZA e COERCIZIONE non utilizzo nessuna di queste due cose ma semplicemente dominanza! una cosa che in natura non è sinonimo di cattivo. io ritengo che al cane fa assolutamente piacere avere un capobranco (sopratutto perchè non conosce il nostro mondo) sempre che questo capobranco gli dia oltre che la legge anche tutto ciò di cui ha bisogno compresi affetto e gioco e che sia un capobranco calmo ed equilibrato. in natura un capobranco non è come lo pensiamo noi umanamente un dittatore tipo hitler, è colui che si prende la responsabilità di guidarci alla sopravvivenza, di proteggerci, di darci cibo acqua, una tana sicura ecc. io al mio cane non lo ho mai preso a calci non gli ho mai messo collari elettrici o con le punte ma sono il suo capobranco a cui lui è sottomesso mi rispetta ed ha fiducia in me. e comunque non mi teme. io premio il cane quando fa bene, lo ignoro quando fa male se questo male è una cosa lieve ma lo correggo quando esagera (ad esempio cosa mai successa, se saltasse sul tevolo ed iniziasse a distruggere e mangiare tutto o mordesse a qualcuno non starei li a far finta di nulla)quando lo correggo non mi fa pena è ciò che farebbe la madre con un cucciolo o un membro del branco superiore a lui. non significa che gli sparo. certo non utilizzo neanche correzioni dure gratuite senza considerare che è un'essere vivente gratuitamente come fanno molti del emtodo tradizionale. ma in ogni caso trovo stupidamente inutile che ci siano due scuole di pensiero diverse. ognuno pensa di essersi inventato o di aver scoperto il cane! wow ma che geni! il cane esiste ed è un canide ragiona e apprende come gli altri canidi suoi fratelli che stanno in natura , nessuno dei due metodi è giusto il cane è come è il cane punto. non ci si possono fare discussioni è in una maniera sola.che non è ne bianco ne nero mi dispiace per voi sia del m. inglese che del m. tedesco.
IL PUNTO SECONDO ME STA NEL NON STARE NE DA UNA PARTE NE DALL'ALTRA... E NEANCHE NEL MEZZO! PERCHE' NON ESISTONO SOLO QUESTI 2 METODI. ESISTE IL CANE PUNTO. E IL CANE NON E' UN METODO, NON HA UN TELECOMANDO NE' UN LIBRETTO DELLE ISTRUZIONI
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