lunedì 31 ottobre 2011

A scuola di polizia con la carica dei 201 ‘agenti’ a quattro zampe

Nella scuola cinofili della Polizia di Stato a Nettuno Pastori tedeschi, Labrador, Malinois, Border Collie, Jack Russel e qualche meticcio imparano, giocando, a diventare 'agenti anticrimine'  - Roma, 30 ott. (Ign)

Vanno allo stadio, lavorano in aeroporto, si calano dagli elicotteri, sniffano la droga a metri di distanza, fiutano il pericolo e sono pronti a difenderti fino alla morte. Sono i 201 poliziotti a quattro zampe addestrati al Centro coordinamento cinofili della Polizia di Stato di Nettuno. Nell’immensa tenuta a sud della Capitale, dove passano tutti i cani poliziotto d'Italia, tra corse, salti e palline colorate la squadra dei cani ‘in divisa’ si prepara ogni giorno a entrare in azione. Quattro - più la sezione speciale dei Nocs per l’antiterrorismo – i settori in cui vengono impiegati: l’ordine pubblico, l’antidroga, l’antiesplosivo e ricerca e soccorso. Ma non tutti i cani possono diventare dei buoni poliziotti.

“A seconda del lavoro che dovranno svolgere – spiega a Ign il dirigente del centro Mario Cardea – i cani devono avere determinate caratteristiche, innanzi tutto la possessività e la voglia di giocare. Entrambi requisiti fondamentali da sfruttare in allenamento”. Ma anche il carattere dell’animale gioca un ruolo fondamentale nella scelta del compito che gli verrà assegnato. L’‘agente’ da ordine pubblico, il famoso Rex del serial tv, è un cane multiruolo: lo possiamo incontrare negli stadi, è impiegato nella ricerca dei latitanti ma è anche preparato agli attacchi e a difendere il proprio conduttore. “Per far questo – dice Cardea - serve un cane forte, con una tempra tale che gli consenta di sopportare fatica e dolore, non deve avere paura degli spari ma allo stesso tempo non deve essere troppo impavido altrimenti rischia di sopraffare il conduttore e non eseguire gli ordini”.

Diverse le caratteristiche richieste ai cani dell’antidroga e della ricerca e soccorso. “La giocosità e la reattività sono il loro requisito fondamentale – chiarisce l’addestratore -. Se un cane è apatico non potrà mai essere un buon ‘cercatore’”. L’addestramento dei cani antidroga così come di quelli impiegati in ricerca e soccorso, si basa infatti tutta sul gioco seguito da una ricompensa che consiste in una pallina legata a un laccio data in premio al cane che ha fatto bene il suo lavoro. Lavoro che nel caso dell’antidroga consiste nell’individuare le sostanze stupefacenti nascoste all’interno di diversi contenitori. “Sfatiamo la legenda metropolitana assolutamente falsa che vuole i cani antidroga drogati – afferma perentorio Cardea – I cani cercano gli stupefacenti perché noi gli insegniamo ad associare l’odore di un quantitativo anche minimo di droga alla ricompensa del gioco. Grazie a un olfatto potentissimo – spiega l’istruttore – il cane riesce a individuare 225 milioni di particelle olfattive (contro il 15-20 milioni dell’uomo) e a fare una vera e propria analisi chimica delle sostanze riuscendo a rintracciare la droga anche in contenitori chiusi ermeticamente, mischiati ad altre sostanze odorose e persino nell’acqua”. L’olfatto è l’arma segreta anche dei cani da ricerca e soccorso. Il loro allenamento è una sorta di ‘nascondino’ fatto in spazi aperti, seguito sempre da ricompensa. “La peculiarità di questi cani sta nell’essere in grado di annusare le particelle che restano sospese in aria. L’animale non segue la traccia della persona – spiega Cardia – ma il movimento della terra: percepisce l’odore di un filo d’erba appena spezzato, del terreno smosso, di un insetto schiacciato e riesce a ricostruire un percorso”.

I cani antiesplosivo invece devono essere voraci. E’ la loro passione per il cibo, usato come ricompensa durante gli allenamenti, a renderli dei ‘cercatori’ provetti. “Noi usiamo 20 gamme di sostanze odorose – spiega Caldera – mischiamo i composti chimici ad alcuni alimenti e quando i cani rintracciano l’esplosivo gli diamo in cambio un croccantino speciale di cui sono ghiotti”.
Nelle loro ‘villette a schiera’di 20 metri quadri con acqua corrente e uno spazio aperto dove accoccolarsi al sole, Pastori tedeschi, Labrador, Malinois, Border Collie ma anche i piccoli Jack Russel e qualche ‘trovatello’ senza pedigree, aspettano che il loro ‘collega’ umano passi a prenderli per allenarsi insieme. “Il rapporto tra cane e conduttore – spiega Caldea – deve essere simbiotico. Alla base di un buon lavoro c’è infatti proprio il legame di fiducia e affetto che si instaura tra cane e uomo. Per questo, a ogni animale è abbinato sempre un unico conduttore che spesso, quando arriva il momento del congedo, si porta il cane a casa”.

Quanto alle razze “non c’è una pregiudiziale – spiegano alla Scuola dei cinofili - , ma è certo che l’animale deve avere determinate caratteristiche che, per la maggior parte si rintracciano nei Pastori tedeschi. Anche i Labrador tuttavia, con la loro voracità, sono molto adatti al servizio anti esplosivo così come i Jack Russel che sono piccoli e per questo riescono a infilarsi nei Tir per esempio, per fare i controlli”. Ma anche i meticci in alcuni casi ‘vestono la divisa’. Così come è successo a Pedro, cagnone biondo di taglia medio-grande che era finito al canile della Muratella di Roma. Ma da qui, dopo essere stato adottato all’età di tre anni da uno dei conduttori del servizio cinofilo, ha dimostrato di avere tutte le doti necessarie per diventre un perfetto cane antidroga.

(articolo apparso su http://www.adnkronos.com)